Ogni psicoterapeuta arriva alla propria pratica clinica portando con sé un articolato percorso di formazione che si sviluppa nel tempo, intrecciando studi teorici, esperienze pratiche e una continua riflessione personale. Non si tratta semplicemente di un iter accademico, ma di un processo complesso e stratificato che implica l’acquisizione di competenze scientifiche, relazionali ed etiche. La formazione in psicoterapia, infatti, richiede una solida base in psicologia o medicina, alla quale si aggiunge una specializzazione quadriennale riconosciuta, durante la quale il professionista entra in contatto con modelli teorici specifici – psicoanalitici, cognitivo-comportamentali, sistemici, umanistici o integrati – che influenzeranno il suo stile terapeutico.
Tuttavia, la componente teorica, per quanto fondamentale, non è sufficiente. Il futuro psicoterapeuta è chiamato a confrontarsi attivamente con la clinica, attraverso tirocini svolti in contesti sanitari, istituzionali o privati, dove osserva, partecipa e gradualmente assume il ruolo di protagonista nella relazione terapeutica. È in questi contesti che l’allievo inizia a misurarsi con la complessità della sofferenza psichica, imparando a leggere i segnali del disagio, a formulare ipotesi diagnostiche e, soprattutto, a costruire un’alleanza terapeutica efficace.
Un altro elemento imprescindibile del percorso formativo è la psicoterapia personale, spesso obbligatoria nei diversi orientamenti teorici. Questo momento di introspezione ha una doppia funzione: da un lato consente al futuro terapeuta di esplorare i propri vissuti e dinamismi interni, rendendolo più consapevole di come questi possano influenzare la relazione con il paziente; dall’altro lo aiuta a sviluppare un atteggiamento di ascolto empatico e non giudicante, essenziale per il lavoro clinico.
Infine, la formazione di uno psicoterapeuta non termina con il conseguimento del titolo. Al contrario, si tratta di un processo in continuo divenire, fatto di aggiornamenti scientifici, supervisione clinica, intervisione con colleghi e, spesso, momenti di crisi e riformulazione del proprio assetto professionale. La pratica terapeutica, infatti, è intrinsecamente legata all’evoluzione della persona del terapeuta, il cui sguardo sul mondo e sull’altro si affina nel tempo, grazie al confronto costante con l’esperienza e con la complessità umana.
Il percorso di ogni psicoterapeuta è unico ma accomunato a quello dei colleghi da una struttura che intreccia teoria, pratica, lavoro su di sé e crescita continua. È un cammino lungo, impegnativo e trasformativo, che richiede rigore, passione e una profonda responsabilità etica verso il benessere psicologico dell’altro.
Da circa 25 anni svolgo la professione di psicoterapeuta e ogni giorno continuo a sentirmi in un percorso di apprendimento e in particolare di affinamento delle qualità e competenze che mi possono rendere un clinico efficace nell’essere di aiuto alle persone che a me si rivolgono. Nel tempo ho individuato alcune competenze che considero fondamentali per la mia pratica clinica e che mi richiedono un impegno costante per essere espresse. Le ho raccolte in una sorta di check-list personale, che rileggo di tanto in tanto, soprattutto all’inizio di una nuova giornata di lavoro, come promemoria utile a sostenere la consapevolezza e la qualità della mia presenza terapeutica.
Condivido questa check- list nella speranza che possa essere di utilità a qualche collega e con l’auspicio che colleghi e pazienti possano aiutarmi a mettere a fuoco altri aspetti sui quali impegnarmi per crescere nella professione.
Scarica la scheda: PRESENZA TERAPEUTICA_check-list
AB, luglio 2025
Foto di Glenn Carstens-Peters su Unsplash

